Le “Dottoresse” della Chiesa, Donne Sapienti Perché Innamorate

Teresa D’Avila, Teresa di Lisieux, il degarda di Bingen, Caterina da Siena: in tutte loro brucia il fuoco riformatore della chiesa. non solo intellettuali, non solo mistiche.
L’unesco, l’11 novembre, ha iscritto nella lista delle personalità da onorare per il biennio 2022-2023 teresa di lisieux. noi oggi ci soffermiamo su Teresa D’avila, perché nel cuore di teresa de jesùs, come si firmava, c’è la scienza della mistica:
ella ci invita nella sua celebre opera il castello interiore, che riprende l’immagine del palazzo o castello. ed è qui che s’incontrano le difficoltà da parte di una mentalità, quella odierna, che destina queste cose nell’ambito del sentimento, della sensazione, dell’emozione, dello slancio spontaneo, in una parola della soggettività, escludendo dalla forza della spiritualità quel tanto di scienza e di disciplina che, viceversa, le è necessario.
In Teresa il mondo della preghiera si rivela complesso, ma scavando un solco sempre più profondo fra due entità, il «corpo» e l’«anima», se questa è dentro quello, lo abita in ogni molecola, essendone la ratio. se non decide di entrare nel castello dell’anima, l’uomo vaga nelle sue vicinanze, ignaro di sé.
Mentre, da parte sua, Teresa legge invece in serrata contiguità.
Teresa d’avila è autrice di diversi testi nei quali presenta la sua dottrina mistico-spirituale e i fondamenti e le origini del suo ideale di riforma dell’ordine carmelitano.
Tuttavia, esperienze religiose di questo tipo potevano essere rischiose. quando si svolse il concilio di trento, vennero condannati i princìpi della riforma luterana, che tra le altre cose sostenevano una religiosità interiore, separata dalla mediazione ecclesiastica. l’inquisizione spagnola aveva raddoppiato la sorveglianza contro qualsiasi deviazione religiosa come quella degli alumbrados, come venivano solitamente chiamate le persone che cercavano una comunione diretta con dio e sperimentavano estasi o annunciavano profezie.
Iniziò a confessarsi con sacerdoti gesuiti, con le idee chiare sull’importanza di mantenere la disciplina ascetica senza lasciare briglia sciolta ai voli mistici.
Mentre, il gesuita Baltasar Álvarez, confessore e direttore spirituale di teresa, arrivò alla conclusione che fosse ormai perduta e che la sua orazione fosse un inganno. Le minacce non si estinsero mai del tutto.

A Siviglia, Teresa fu denunciata per due volte all’Inquisizione da parte di monache del convento carmelitano che aveva fondato nella città, ma il Sant’Uffizio respinse in entrambi i casi le accuse.
Nel 1582, dopo aver fondato a Burgos il suo sedicesimo convento, Teresa scrisse ad Anna di Gesù, fondatrice del convento di Granada, ricordandole che l’importante non era il numero di conventi fondati, ma popolarli di monache che vivessero come «uomini valorosi, e non come donnicciuole». Questo valore o coraggio, che la sua cultura associava alla mascolinità, è ancora oggetto di fascino e ispirazione, che mantengono vivo l’interesse per questa santa.
Fu san Paolo VI nel 1970 a conferire il titolo a santa Caterina da Siena e santa Teresa d’Avila. Lo seguì san Giovanni Paolo II, nel 1997, nel 2012 infine, papa Benedetto XVI. Figure molto diverse tra loro,
Perché è così importante ricordarle e studiarle? Una parte della risposta sta certamente nei loro scritti, e i loro pensieri illuminano la strada con cui ci possiamo avvicinare ai grandi misteri che stanno alla radice della fede.
Sì, è importante ricordare e studiare gli scritti delle “Dottoresse” della Chiesa, perché questi danno delle chiavi con cui avvicinare quella meraviglia misteriosa tanto più grande di noi che è il Dio Uno e Trino, e parteciparvi, perché la pace entri nel nostro cuore.
Sono anche donne innamorate. Le “Dottoresse” della Chiesa sono tutte mistiche. È l’essere innamorate del Signore che ha dato alle “Dottoresse” della Chiesa quella magnifica tenacia, quella enorme forza che le ha rese capaci di sopportare il dolore e di continuare sulle loro strade nonostante l’opposizione che incontravano.
È l’essere innamorate del Signore che ha dato alle “Dottoresse” della Chiesa quel fuoco riformatore che le caratterizza. Non sono solamente delle intellettuali che contemplavano il nostro misterioso Signore, non sono solamente delle mistiche che venivano innalzate sopra il mondo finito e limitato in cui viviamo per entrare in comunione con il Signore. Come la nostra Signora alle nozze di Cana, riconoscevano i problemi concreti, e si davano da fare per risolverli.
Ildegarda di Bingen non viveva chiusa nel suo monastero dedicandosi a musica, poesia e teologia. Teneva relazioni epistolari con i grandi del suo tempo: Enrico II d’Inghilterra, Eleonora d’Aquitania, Federico Barbarossa, Bernardo di Chiaravalle. E non aveva paura di contrastarli o denunciarli. Anche Teresa d’Avila scriveva lettere ai grandi della sua epoca − arcivescovi e re, santi e abati. Caterina da Siena non solo corrispondeva con i potenti, ma ha avuto anche il ruolo di ambasciatrice. E poi le “Dottoresse” della Chiesa fondavano conventi, predicavano anche al di fuori del monastero e denunciavano la corruzione e i mali delle loro epoche.
Ma per noi quelle anime infiammate, quelle donne forti, quelle menti acute, dovrebbero essere un faro, non solo perché grandi, ma perché ci insegnano anche cosa vuol dire essere donna.

COMMENTO
Le poesie, specialmente quelle di argomento più intimo, sono altrettanto sconcertanti. Nessun aspetto dell’esperienza umana è escluso dall’amore con Dio, l’Amato: «Quando il dolce cacciatore/ mi colpì e mi fece arresa/ la mia anima cadde/ tra le braccia del suo amore…». La lingua erotica, spudorata, degli antichi lirici rivive nella più alta e inspiegabile delle unioni: anche qui, senza veli. L’amore di Dio con l’anima è brutalmente libero, rivela i segreti del talamo nuziale. «Cosa volete mio buon Signore/ da una creatura così vile?/ Quale compito avete scelto/ per questo servo peccatore?/ Sono qui, mio dolce Amore,/ Amore dolce qui mi vedete:/ che volete far di me?». Letto dopo queste pagine, perfino il marchese De Sade si spalanca a un’interpretazione.

“ANDRÀ TUTTO BENE” dice GIULIANA DI NORWICH (non c’è ancora un pronunciamento ufficiale, ma è stata proposta)
Un motto che vuole essere un invito a non perdersi d’animo di fronte all’incertezza di quel che sarà. Un richiamo al valore della speranza, che non finisce mai. Di sicuro la frase ha un’origine religiosa, mistica. Ci rimanda alla storia della beata Giuliana di Norwich, nota per le Rivelazioni avute dal Signore e di cui nel 2023 ricorre il 650° anniversario. Visse solitaria in un eremo vicino alla chiesa di San Giuliano, ed è stata ricordata da papa Francesco durante l’udienza generale del 23 marzo. A sua volta, Benedetto XVI le dedicò l’intera udienza generale.

Tutta la sua esistenza sarebbe stata poi dedicata alla testimonianza del messaggio ricevuto, un messaggio di ottimismo in cui la mistica parla dell’amore di Dio in termini di gioia e compassione per tutto ciò che è creato, in particolare per gli esseri umani, pur nella consapevolezza della presenza inevitabile del peccato e della sofferenza.

La frase “Andrà tutto bene”, nel passato usata dal poeta T.S. Eliot nell’opera Little Gidding del 1942, la utilizzava per sottolineare con particolare intensità ed estasi la sua convinzione sull’effetto finale e definitivo dell’amore con quel “…tutto sarà bene e ogni genere di cosa sarà bene”.

Il bel personaggio di cui mi accingo a sottolineare alcune sfumature, vissuto in un periodo storico-sociale e religioso, che nonostante se ne dica, ha apportato semi di speranza e ottimismo, torna sicuramente ad animarci a possedere uno sguardo alto, diretto, sereno, conciliante, tollerante e positivo sul frangente europeo e mondiale alquanto instabile e difficile.

Giuliana di Norwich viene considerata una delle mistiche più imponenti ed ecumeniche della storia della spiritualità cristiana: grande maestra e guida spirituale di molte e molti personaggi religiosi dell’epoca, santa per la Chiesa anglicana e venerata come beata, anche se non ufficialmente, da noi cattolici.

L’interessante visione umana e teologica di Giuliana si può presentare in tre aspetti:
a) Il suo pensiero sul peccato;
b) La sua convinzione che Dio ama tutti e non cova collera con nessuno;
c) L’idea che Dio non solo è Padre ma anche Madre.

Nelle Rivelazioni, al capitolo 27, scrisse: “È stato necessario che esistesse il peccato; ma tutto sarà bene, e tutto sarà bene, ed ogni sorta di cosa sarà bene”. Nella sua opera, Giuliana espresse una originale teoria della visione: l’uomo è cieco poiché è peccatore. Deve quindi imparare a vedere Dio in tutte le manifestazioni del creato. E l’amore di Dio, in quanto essenza di ogni cosa, ha il potere di mutare in bene ogni male.

ILDEGARDA DI BINGEN
Mistica, teologa, musicista, scrittrice. La sua figura è così forte da aver sovrastato ogni pregiudizio.
La “Dottoressa” della Chiesa è colei che, mediante lettere, libri e trattati, si è distinta in modo eminente per la riflessione teologica, l’ortodossia e la santità di vita.
Il 7 ottobre 2012, papa Benedetto XVI proclamò Dottore della Chiesa santa Ildegarda di Bingen, gettando in questo modo una luce di “ufficialità” sul contributo teologico femminile alla Chiesa.
Su di lei, Wolfgang Scherer ha scritto un libro in elegante veste, con belle illustrazioni.
Nata da una famiglia nobile, fin da giovane entrò in convento, fino a diventare badessa. Le sue doti e un’intensa vita spirituale ne avevano fatta un’ascoltata consigliera, non solo per questioni spirituali e religiose, ma anche civili e politiche, come attestano le numerose lettere scambiate con i potenti della sua epoca. La fama contemporanea di Ildegarda fu soprattutto legata alle sue visioni, che le valsero il nome di “profetessa della Germania”.
Il monastero benedettino di Rupertsberg divenne un centro importante di vita spirituale e intellettuale, dove furono scritti trattati di medicina e farmacologia e i libri di scienze naturali, che fanno di Ildegarda la fondatrice della storia naturale e scientifica.
Al Sinodo di Treviri, papa Eugenio III diede lettura di alcuni passi tratti dagli scritti di Ildegarda e le chiese di condividere le sue visioni con tutto il mondo, visioni che, dice Ildegarda, lei vedeva con gli occhi carnali aperti, per cui nelle visioni non subiva il venir meno dell’estasi: le vedeva in stato di veglia.
L’allora cardinale, poi papa Benedetto XVI, durante un convegno su Ildegarda, tra le altre cose, disse: “Nella crisi dell’uomo d’oggi che stiamo affrontando, Ildegarda ha ancora molte cose importanti da dirci. In questo senso, vi auguro che le vostre conversazioni siano feconde, affinché il messaggio di Ildegarda, nella sua immutata attualità, possa essere ascoltato e compreso di nuovo.”

La rafione dei post “Le DOTTORESSE DELLA CHIESA, DONNE sapienti”

Non solo uomini, una rilettura “al femminile” di due millenni di storia ecclesiale.
L’anima assente di Madre Chiesa. I ritratti delle donne che hanno dato i più grandi contributi alla fede.
Rileggere al femminile la storia della Chiesa può, quindi, rivelare sorprese, ed è ciò che vogliamo fare in modo lieve in questi post. Perciò, che il lettore (se ce ne sono) accolga il messaggio contenuto in questi post come un appello spirituale o come esposizione di fatti, ha poca importanza. Ad OGNUNO questo post viene offerto per SUSCITARE una risposta interiore, PER portare ispirazione e illuminazione.
Ad ogni generazione spetta conservare le caratteristiche essenziali dell’antica ed amata forma, ma allo stesso tempo ampliare ed arricchirla. Ogni ciclo deve aggiungere il frutto di un’ulteriore ricerca e studio, eliminando ciò che ormai è superato e privo di valore. Ogni età deve costruire per il rendimento massimo e per il trionfo di quell’epoca, ma anche abbattere le strutture del passato che potrebbero impedire la chiara visione del disegno generale.
Soprattutto, ad ogni generazione è data la gioia di dimostrare la solidità delle antiche fondamenta e l’opportunità di erigere su di esse una struttura adeguata alle necessità della vita interiore che evolve.

“CHI può CAPIRE, CAPISCA”

La dignità e la responsabilità della donna e la sua vocazione hanno assunto un rilievo tutto particolare negli anni.
Ciò è dimostrato nel messaggio finale del Concilio alle donne del 1965, il quale afferma: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto”.
Perciò, in questo “svelare l’uomo all’uomo”, non bisogna forse scoprire un posto particolare per quella “donna”, che fu la Madre di Cristo?
Non si tratta di rinfrescare con una pennellata alla moda la facciata della Chiesa, il risveglio della coscienza contemporanea sulla dignità della donna è un segno dei tempi, niente di meno.
“Si tratta di comprendere la ragione e le conseguenze della decisione del Creatore che l’essere umano esista sempre e solo come femmina e come maschio”. Quando i tempi sono compiuti, è il Magnificat della nuova Eva che si fa udire in risposta, e l’evocazione del compimento ci presenta una donna a misura del cosmo.
Il Card. C. M. Martini diceva: “Le donne non sempre esplicitano i loro carismi, perché sentono ancora timore a infrangere una ‘iconografia’ della donna cristiana, dentro la quale, peraltro, stentano a riconoscersi e non riescono più ad adattarsi. La Chiesa deve porsi in ascolto. Deve lasciarle esprimere da protagoniste …etc.”

COMMENTO

Le poesie, specialmente quelle di argomento più intimo, sono altrettanto sconcertanti. Nessun aspetto dell’esperienza umana è escluso dall’amore con Dio, l’Amato: «Quando il dolce cacciatore/ mi colpì e mi fece arresa/ la mia anima cadde/ tra le braccia del suo amore…». La lingua erotica, spudorata, degli antichi lirici rivive nella più alta e inspiegabile delle unioni: anche qui, senza veli. L’amore di Dio con l’anima è brutalmente libero, rivela i segreti del talamo nuziale. «Cosa volete, mio buon Signore/ da una creatura così vile?/ Quale compito avete scelto/ per questo servo peccatore?/ Sono qui, mio dolce Amore,/ Amore dolce qui mi vedete:/ che volete far di me?». Letto dopo queste pagine, perfino il marchese de Sade si spalanca a un’interpretazione.

COMMENTI

Cinzia Miano
Tre grandi donne! Bel post. Ben dovrebbero essere riscoperte oggi più che mai! I loro scritti sono strabilianti, da rendere piena di luce la profondità del nostro essere.

RISPOSTA 14.11.23
Infatti, una parte della risposta sta nei loro scritti e nei loro pensieri che illuminano la strada con cui ci possiamo avvicinare ai grandi misteri che stanno alla radice della fede.
Sì, è importante ricordare e studiare gli scritti delle “Dottoresse” della Chiesa perché questi danno delle chiavi con cui avvicinarsi a quella meraviglia misteriosa, tanto più grande di noi, che è Dio, e parteciparvi.
È l’essere innamorate del Signore che ha dato alle “Dottoresse” della Chiesa quel fuoco riformatore che le caratterizza.
Esse quel titolo lo hanno ricevuto per una saggezza procurata anzitutto dall’unzione divina e ne hanno accolto il mistero non per professarlo con le labbra, né per procurarsene una comprensione solo intellettuale, ma per nutrirsene e lasciarsi trasformare da esso.

Giovanni Romeo
Queste donne sono la risposta migliore per rappresentare la giusta immagine della donna e del credente che si abbandona a Dio. Nello stesso periodo di Teresa, anche San Giovanni della Croce.

RISPOSTA
Caro Giovanni, in un mondo in cui Dio scompare sempre più dalla coscienza pubblica, in una società contrassegnata da una mentalità secolarizzata in cui la Chiesa viene vista sempre più come un’istituzione fra tante altre, QUESTE figure, QUESTE donne che non fanno parte della struttura gerarchica, assumono un ruolo di primo piano. Cosa possiamo imparare da loro? Che la fede senza le opere è morta, ma che rimane viva in chi le compie.

Note:
Sintesi art. di L. Dominelli, Elena Carrera e S.N. Marshall
Nel cuore di Teresa d’Ávila c’è la scienza della mistica – 3 novembre 2018, Il Giornale
Una lucida razionalità domina gli scritti della santa spagnola, che ci invita nel suo “palazzo interiore” di Luca Doninelli.
Teresa d’Avila: la santa e l’Inquisizione di Elena Carrera – 31 marzo 2022, 09:35
https://www.storicang.it/a/teresa-davila-santa-e-linquisizione_15508
*Luoghi dell’Infinito. Le “Dottoresse” della Chiesa, donne sapienti perché innamorate
Siobhan Nash-Marshall, venerdì 3 novembre 2023
Immagine: La statua di Giuliana sulla facciata della cattedrale di Norwich (8 novembre 1342–1416)

“Andrà tutto bene”: dalla visione della beata Giuliana lo slogan antivirus di Riccardo Maccioni – martedì 17 marzo 2020 su Avvenire.it
Giuliana di Norwich. L’umile audacia della mistica dello slogan: “Tutto andrà bene” di Riccardo Maccioni – giovedì 18 maggio 2023
https://www.dominicanes.it/predicazione/meditazioni/1522-giuliana-di-norwich-gioia-ottimismo-e-compassione.html
https://www.festivaldelmedioevo.it/portal/tutto-andra-bene-frase-di-speranza-di-giuliana-di-norwich/
Art. di Maria Teresa Guerra Medici in Donne
Dal capitolo I, pag. 9 del libro Iniziazione Umana e Solare di Alice A. Bailey

Immagine: Ildegarda di Bingen, pala d’altare, cappella di San Rocco, Alamy
Immagine: Teresa d’Avila, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada, il 25.3.1515 / 04.10.1582