La saggezza della Kabbalah insegna che l’antisemitismo nacque circa 4 000 anni fa, parallelamente alla formazione del popolo ebraico nell’antica Babilonia. Secondo questa visione, l’odio antiebraico è un fenomeno naturale che riaffiora soprattutto quando l’umanità avverte un bisogno urgente di maggiore coesione e, a livello inconscio, si aspetta che siano proprio gli ebrei a indicare la via verso l’unione.
Perché l’odio verso gli ebrei?
Comprendere l’antisemitismo attraverso la lente della Kabbalah significa riconoscere che l’antica unione raggiunta dagli ebrei li rese – e li rende tuttora – diversi dalle altre nazioni. In Babilonia, quando l’egoismo esplose e le persone iniziarono ad approfittare l’una dell’altra, la società precipitò nel caos descritto dal racconto della Torre di Babele.
Fu allora che emerse il sacerdote Abramo, il quale spiegò che la radice della divisione era l’ego in crescita e propose un metodo per elevarsi al di sopra di esso: unire le persone così da scoprire la forza unica che permea la natura. A chiunque desiderasse partecipare, Abramo insegnò che “l’amore copre ogni colpa”.
Il metodo di Abramo
- L’ego umano è il desiderio di ricevere a spese del prossimo e si accresce costantemente.
- Lo scopo è elevarsi sopra l’ego, raggiungendo armonia tra gli esseri umani e con la natura.
- Il gruppo di Abramo venne chiamato “Yisrael” (“dritto a Dio”) o “Yehudim” (“unità”), poiché dalla loro unione potevano attirare la forza della natura stessa (in ebraico antico, “Dio” e “natura” hanno lo stesso valore numerico nella ghematria).
Dalla dispersione alla missione
Dopo aver sperimentato un alto grado di unione, il popolo subì una nuova ondata di egoismo che, circa 200 anni più tardi, portò alla caduta del Primo Tempio e all’esilio babilonese. Senza il collante dell’unione, gli ebrei si dispersero e persero la loro coesione.
Paradossalmente, ciò che continua a tenerli uniti quando manca l’unità interna è proprio l’antisemitismo: l’odio esterno costringe gli ebrei a riconoscersi come popolo. Oggi restano soltanto due delle dodici tribù originarie, eppure quella “scintilla” di connessione mantiene viva la loro identità e, secondo la Kabbalah, spiega anche il loro successo sproporzionato in molti campi.
Antisemitismo: sintomo e richiamo
Man mano che il mondo diventa sempre più interdipendente, crescono insieme sia il bisogno di collaborazione sia la divisione. Poiché gli ebrei in passato realizzarono il metodo di unione, le nazioni sentono – spesso in modo indistinto – che da loro dovrebbe provenire di nuovo la soluzione. Quando ciò non avviene, l’antisemitismo riaffiora come segnale di questa mancanza.
Le motivazioni addotte dagli antisemiti (influenza sugli Stati, finanza, politica, ecc.) non colgono la causa profonda: secondo la Kabbalah, l’odio nasce dall’inadempienza del compito degli ebrei di offrire all’umanità il metodo per unirsi al di sopra delle divisioni.
Il ruolo attuale della Kabbalah
Oggi, dopo millenni di occultamento, la Kabbalah riemerge perché l’umanità dispone finalmente di condizioni globali per applicare il suo metodo. Svela l’origine dell’antisemitismo e indica la via per trasformare l’odio in connessione: se il popolo ebraico tornerà a unirsi e a diffondere questo esempio, l’umanità potrà costruire un mondo più pacifico e armonioso, al di là degli impulsi egoistici.
Che sia il prima possibile, impariamo a superare le nostre divisioni per scoprire il mondo meraviglioso che ci attende al di sopra dell’ego.