Il Potere Oscuro degli Altri e la Subalternità dell’Italia

(Altro commento alla premessa, di un più articolato argomento composto di 5 post.)

Riprendiamo il caso Ustica, perché non si è insorti a difesa della sovranità nazionale, visto che l’Italia, allora potenza del Mediterraneo, non è stata informata di un’azione simile, cioè che il piano prevedeva di simulare un’esercitazione della NATO, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico? L’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario. Il solo Craxi si era opposto e ha cercato di uscire dalle ambiguità e dai sotterfugi. Ustica è una storia che si produce dentro quelle ambiguità e l’Italia doveva sottrarsi a una condizione di subalternità rispetto a Francia e USA.
E la nostra Aeronautica era schierata in difesa della menzogna. Un segreto che riguardava la NATO. Perciò, l’apparato della NATO ha deciso un atto di guerra in tempo di pace SENZA prendersi la briga di avvertire il ministro della difesa italiano, violando palesemente la nostra sovranità nazionale. Ricordiamo che la NATO sta dentro l’articolo 11 della Carta, quindi dovrebbe operare in modo da realizzare pace e giustizia fra le nazioni, MA contava di più la mano francese, autorizzata di certo dagli americani.
Ricordiamo che il 1980 è l’anno della strage alla stazione di Bologna, due anni prima era stato ucciso A. Moro, e sullo scacchiere internazionale la Francia era in rotta con Gheddafi per la guerra nel Ciad e agli americani dava fastidio il nostro rapporto amichevole (petrolio?) con il regime libico.
Così come esempi anche recentissimi, come quello del presidente del Consiglio G. Conte, che consentì al ministro della Giustizia W. Barr di interrogare i vertici dei nostri servizi senza neanche essere accompagnato da un’alta carica politica italiana, come dichiarato da C. Martelli.
Quindi, non vi è un’Italia nazione sovrana. L’Italia è a disposizione di tutti in questi tempi, più oscuri che mai. Poteri selvaggi dilagano: come contenerli?

E perché?

Proviamo a enucleare alcuni elementi chiave, i fili dell’ordito, e a tratteggiare alcuni possibili interrogativi sugli scenari che prospettano.

  1. In primis, oggi è il tempo di tornare a ragionare del potere come parte del pensiero costituzionalistico, perché, a partire dagli ultimi decenni, il potere ha subito un “trasloco” e una “metamorfosi” (M.R. Ferrarese): un trasloco, in quanto il potere non risiede più necessariamente solo nei palazzi governativi e nelle sedi statali; una metamorfosi, in quanto il potere ha cambiato il suo modo di agire. Eravamo abituati a pensarlo “in abiti scuri e rigorosi”, mentre ora sceglie anche modalità di azione meno riconoscibili e inafferrabili, come le grandi piattaforme tecnologiche, o, all’opposto, ha l’aspetto della personalità carismatica… Il potere diventa sempre più invisibile, diffuso, capace di muoversi in maniera pervasiva e impercettibile nelle relazioni sociali, secondo M. Cartabia e M. Ruotolo, che della questione si occupano nel loro libro Il trasloco del potere.

Mentre, nel saggio della Ferrarese Poteri nuovi, che si spiega da solo: c’era una volta il potere “verticale”, cioè verticistico, cioè direttivo, che potevi fissare in faccia e, semmai, combattere a viso aperto e a armi impari. Con l’instaurarsi del neoliberismo, il potere si accompagna invece ai poteri pervasivi delle élite economiche, divenendo irriconoscibile, più infido, maggiormente potente. Pauroso.

  1. In secundis, il potere è molto pervasivo, ha strumenti di seduzione molto più efficaci, e la sua forza è destinata a sgretolare tutte le vecchie appartenenze e le vecchie tradizioni.

Non vi è difficoltà di comprensione se il potere è già legittimato e chiede di farsi obbedire; difficoltà che compare invece quando ci si domanda da dove trai la sua autorità: da dove viene, in ultima istanza, l’autorità? Molti ravvisano un fondo opaco (arbitrario? illogico?) che concerne l’origine del ricorso dello Stato alla forza legittima.

Allora, sulla politica, bisogna fare propria la massima di Deng Xiaoping: non importa se il gatto è bianco o nero, basta che mangi il topo. Questo perché i differenti modus operandi dei vari inquirenti e delle varie procure, dove chiunque dice la sua, dovrebbero invece essere uniti da un fil rouge contro la deleteria composita e la lunghezza dei processi “originari”, che, come diceva Maurizio Tortorella, rendono la storia giudiziaria italiana più complicata di un trattato di matematica quantistica.

  1. Visto che, dietro la facciata della realtà apparente, con le sue gerarchie, i suoi rapporti e i suoi principi, dove si fermerebbe lo sguardo ingenuo, si dissimula un’altra realtà, più reale e minacciosa, abitata da un potere di cui nessuno avrebbe sospettato l’esistenza, anzi, neppure la possibilità. È qui che si muovono individui, gruppi e associazioni tenuti insieme da relazioni personali, interessi economici, di casta, aspirazioni politiche, ecc. In quella penombra, fra trame, reti e legami, opera il lato oscuro del potere.
    Quindi, quali vere forze governano la nazione? Quali dirigono il mercato? Si cercano i responsabili degli innumerevoli intrighi: banchieri, finanzieri, capitalisti, potenze straniere… le congetture sono diverse. La storia è lunga e gli esempi sono innumerevoli, come ci ricorda Donatella Di Cesare.
    Si pensi a vicende come l’assassinio di Aldo Moro, del commissario Calabresi, la Strage di Ustica, di Milano, di Bologna, l’attentato a Papa Wojtyla, la P2, il fallito golpe del 1970, ecc.
    Infatti, tutte le sentenze, sebbene definitive, hanno lati oscuri e incertezze, e sono oggetto di continui approfondimenti e dibattiti, diretti a generare il dubbio sull’esito corretto o completo degli accertamenti giudiziari.
    Perciò, come salvaguardia del potere oscuro, gli alti dirigenti si parano il deretano.
  2. La legge inesorabile che ammazza ogni volontà di incidere e modificare le cose, progettare e realizzare, è una e vale soprattutto per le classi dirigenti: primum, pararsi le chiappe, che è l’apriori del potere, prerequisito per far parte della classe dirigente. D’altra parte, l’opposizione non incalza chi governa sui fatti e risultati, ma tende ad agguati per farli cadere. Ergo, prima che il buon governo, bisogna pararsi i glutei dal potere oscuro.
    Quindi, mai appendere i vestiti al guardaroba; rammenta che sei di passaggio, fa notare Marcello Veneziani.
    Winston Churchill diceva che la verità è così preziosa che bisogna proteggerla con una “guardia del corpo fatta di bugie”.
  3. Perciò, la questione che non si può trascurare in questo discorso riguarda anche la responsabilità di un certo tipo di stampa, la quale ha creato un’immagine negativa degli apparati di governo, delle Istituzioni, ecc., senza apportare alle proprie teorie alcunché di probatorio al di là delle loro contorte illazioni dettate dal sensazionalismo o dalla propria ideologia.
  4. Perciò, la questione che non si può trascurare in questo discorso riguarda anche la responsabilità di un certo tipo di stampa, la quale ha creato un’immagine negativa degli apparati di governo, delle Istituzioni, ecc., senza apportare alle proprie teorie alcunché di probatorio al di là delle loro contorte illazioni dettate dal sensazionalismo o dalla propria ideologia. Taty Labruna

Alla custodia del segreto – scrive Magris – non è sufficiente il labirinto dei depistaggi politici, della distruzione del materiale, della falsificazione. È necessaria una interdizione sacrale, un divieto d’accesso a coloro che non devono conoscere il segreto. È necessario che il segreto, qualsiasi esso sia, diventi sacro, l’ineffabile, l’inconoscibile; una verità superiore accessibile soltanto agli iniziati.
Segretare è una delle prerogative essenziali del potere, e la vita politica è costellata di segreti, di misteri anche sanguinosi; la verità viene occultata e confusa, e viene conosciuta soltanto quando la sua conoscenza non ha più nessuna importanza nella lotta politica, quando non può essere usata nella lotta politica. Il segreto viene svelato quando è diventato inoffensivo.
Ancor oggi, sapere se Gesù sia stato processato dai romani o dagli ebrei potrebbe avere delle conseguenze politiche, e perciò non lo si sa ancora con sicurezza.
Però, Lui dice: “Io ho parlato chiaramente al mondo, non ho mai parlato di nascosto, ma sempre in pubblico, in mezzo alla gente.”
Ecco perché. La mistificazione del segreto inizia quando si vuole imporre a se stessi e agli altri la confusa idea di qualcosa di eccezionalmente misterioso, la cui oscurità induce alla soggezione.
Claudio Magris

6. Poi, dicono che il popolo è sovrano. Ma dov’è il suo potere? Non si sa più dove riconoscerlo. Non ha volto, si alimenta nel segreto. Sarebbe vano tentare di localizzare il potere che, a ben guardare, è ovunque e da nessuna parte, perché abita di volta in volta un differente luogo e funziona in modo differente.
Lo “Stato profondo” indica la permanenza di gruppi di potere che, malgrado l’alternanza democratica, finiscono per esercitare un influsso notevole. Lo Stato profondo diventa, dunque, ciò che mina la sovranità popolare. È il potere degli uffici, cioè dei burocrati e degli amministratori che manovrano nei meandri della macchina statale.
Bene, dunque, aprire i palazzi del potere, affinché quasi tutto sia accessibile e visibile. Si sa che il potere si ammanta del segreto, si cela dietro il velo dell’arcano, cerca riparo all’ombra dell’occulto.
Certo, muoversi nel diafano palazzo di cristallo non è poi così semplice. Si rischia di urtare contro le pareti invisibili. La trasparenza inganna.
Il nodo sta certamente nel sospetto e nel buon uso del sospetto. Guardare con diffidenza, non credere alla prima versione dei fatti, interrogarsi sulle fonti e sulla loro supposta neutralità, interpretare a propria volta, scrutando dietro e oltre, è un indispensabile esercizio di esegesi e giudizio.

7. Perciò, chi siamo noi veramente che ci poniamo tali domande? Qual è la nostra identità ultima, quella più profonda, la verità di noi stessi, ciò che noi scopriamo di essere quando adempiamo all’intimazione di Nietzsche: “Diventa ciò che sei”?
La seconda domanda che formulo, citando le parole di Borges: “Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d’un solo momento, il momento in cui l’uomo sa per sempre chi è”.
Dove le storie dell’oggi si intrecciano con quelle della generazione degli anni ’70, infarcite di idee e di passioni portate dal “soffio piovoso del tempo”. Ma non portano a chiarimento; anzi, si cerca di nasconderle e manipolarle.
In realtà, all’inizio, nessuno è come appare.
Ecco dunque tracciato il grande solco. Un mondo autoreferenziale che imbriglia la migliore generazione e la loro sete di futuro. Dopo essersi bruciati le ali nel fuoco della battaglia contro il sistema, i giovani di oggi, come quelli di ieri, cercano ancora la verità su se stessi e sugli altri, che dell’intrigante questione si occupa Roberto Cocianich, nel libro di Dario Ferrari “La ricreazione è finita”.

8. Mentre Luigi Manconi, in un articolo “Il fondo oscuro del potere”, sostiene:
La classe politica italiana soffre di un complesso di inferiorità nei confronti dei più delicati apparati dello Stato e, in particolare, dei corpi titolari del potere di controllare e reprimere.

E’ una storia antica.
Questi apparati, nel corso del tempo, hanno acquisito una crescente autonomia, e da ciò sono derivati quei processi di involuzione che hanno portato tali corpi a risultare sempre più opachi e sempre meno conoscibili.
Da qui, una lunga serie di storture e di deviazioni. Inoltre, esercitano un’opera di prevenzione che li porta ad acquisire informazioni, a raccogliere notizie, ad accumulare conoscenze.
Siamo nell’ambito di quelli che una magnifica espressione di Tacito definiva arcana imperii. Che non sono solo i segreti del potere, ma anche il fondo oscuro e limaccioso di quello stesso potere. Chi possiede la chiave di tutto ciò?
A ciò si aggiunge qualcosa di più profondo: una congenita debolezza della classe politica.
Una classe politica che tradisce un complesso di inferiorità nei confronti degli apparati dello Stato e, specialmente, della magistratura. Oscillando tra timore e lusinghe, è strutturalmente destinata alla subalternità. La sua sudditanza psicologica è la manifestazione del suo fallimento. Solo se la politica sarà in grado di ritrovare il proprio ruolo, di affermare la propria autonomia, di indirizzare e governare gli apparati dello Stato, potrà dire di non essere ricattata e ricattabile.

Anche Guicciardini, nonostante il lucido cinismo sui caratteri della natura umana, si accosta appena a questo tema: “La grandezza di stato è desiderata universalmente, perché tutto il bene che è in lei appare di fuori, e il male sta dentro occulto; il quale, chi vedesse, non avrebbe forse tanta voglia, perché è piena senza dubbio di pericoli, di sospetti e di mille travagli e fatiche; ma quello che per avventura la fa desiderabile anche agli animi purgati è lo appetito che ognuno ha di essere superiore agli altri uomini…” (Ricordi, Milano 1997, p.204-205).
Così, Guicciardini fa emergere anche quella doppiezza che nasconde il male nell’involucro esterno della grandezza, il male necessario per “superare” gli altri nell’ascesa verso il livello più alto della condizione sociale: la teoria della gemina persona è già in questa prima anfibolia, di esterno e interno, di bene e male che sembra connaturata al potere. E tuttavia “il male”, qui come altrove, non designa altro che l’ignoto, un punto opaco, un nucleo non visibile.

  1. Così come, occorre distinguere con grande cura tra criteri e regole della responsabilità penale e quelli della responsabilità politica.
    Occorre che la politica si riappropri del suo ruolo, faccia un passo avanti e valuti comportamenti attribuiti ai suoi esponenti secondo il metro dell’etica pubblica, scrive l’ex magistrato Bruno Liberati.
  2. Mentre D.co Caiazza risponde e contesta l’ex magistrato, sostenendo che, al tempo stesso, quei giornalisti o quelle testate giornalistiche che lanciano campagne di stampa violentissime, poi dimostratesi infondate, cioè basate su circostanze non adeguatamente verificate o del tutto contrarie al vero, perché non vengono perseguite? Da molti anni, questi due poteri irresponsabili si sono quasi naturalmente coalizzati in un tacito patto di reciproca protezione. I famosi “cani da guardia del potere” abbaiano contro ogni potere che non sia quello giudiziario (altrimenti le veline non arrivano).
    Dunque, il dibattito su questo tema così complesso non uscirà dalle paludi della retorica se non si determinerà ad affrontare la questione della responsabilità delle funzioni pubbliche e mai richiesta alle toghe.
    C’è in Shakespeare il tema del “lato oscuro” del potere o, se si vuole, del suo contenuto enigmatico e misterioso. Quasi sempre il luogo in cui prende forma una vocazione e un destino che legano al potere un personaggio, sia esso, ad esempio, in Macbeth o Riccardo III, è un punto opaco dell’interiorità dei personaggi, uno spazio della volontà di potenza, che non viene mai alla luce della consapevolezza e tuttavia questo spazio, appena viene posto in movimento, libera una straordinaria energia che consente di oltrepassare ogni ostacolo.
    Ma la domanda o le domande da cui siamo partiti restano ancora senza risposta: non seguono i percorsi indicati dal potere e dai suoi agenti.

CONCLUDIAMO LA SERIE DEI 5 POST “IL POTERE…”, con la metafora della spada di Damocle sulla testa, usata per esprimere la responsabilità e l’insicurezza che gravano su chi detiene il potere, costretto a temere di essere spodestato o tradito.

Pertanto, a coloro che desiderano il potere conviene considerare anche l’altra faccia della medaglia.

Dionigi I il Vecchio, sospendendo una spada sopra il principe Damocle, voleva fargli capire che la vita di un potente non è affatto semplice: si è continuamente minacciati dai rivali. La spada rappresenta l’ambivalenza del potere. Dionigi intendeva esortare il suo cortigiano a non guardare la realtà in modo semplicistico: qualunque situazione, anche la più florida, nasconde pericoli che non sempre appaiono subito.

La storia invita quindi ad approfondire la realtà e a guardare il mondo senza preconcetti.

Damocle, cittadino di Siracusa al tempo di Dionigi (IV sec. a.C.), invidiava l’autorità e il prestigio del tiranno e lo adulava per la sua fortuna. Un giorno Dionigi lo invitò a sedere, per una volta, sul trono durante un sontuoso banchetto. Solo allora Damocle notò una spada sospesa proprio sopra la sua testa, legata a un sottile crine di cavallo: poteva cadere da un momento all’altro e ucciderlo. Terrorizzato, Damocle pregò di poter abbandonare il trono e tornare ai suoi umili panni di cortigiano.

Oggi non esistono più tiranni che siedono su un trono e decidono le sorti di popoli interi, ma nel moderno mondo del lavoro c’è chi conquista ruoli di autorità e comando: anche su di loro pende, invisibile, la spada di Damocle.

Ecco: anche chi non è un grande manager o un’autorità vive con una spada di Damocle che pende sulla testa.
Eventi imprevisti possono innescare conseguenze economiche, richieste di risarcimento o lunghe e costose controversie legali. L’incertezza riguarda tutti: basta essere noi stessi, con la nostra realtà personale e familiare.

(La storia della spada di Damocle è riferita per la prima volta da Timeo di Tauromenio nella Storia di Sicilia e ripresa da Cicerone nelle Tusculanae Disputationes.)

Gioco di potere

«Il bisogno ossessivo di vincere, a prescindere dalla posta in gioco»

La vita è una gigantesca partita in cui ogni mossa degli altri serve a guadagnare caselle sulla scacchiera. Imparate a essere strategici se non volete essere “mangiati” da un’altra pedina.

Nella realtà lo stato normale è lo scontro; il politicamente corretto spesso lo nega. Servono lucidità e capacità di vedere le cose per ciò che sono: le emozioni vanno riservate alla vita privata. Conta il risultato che si vuole ottenere; chi promette qualcosa lo fa sempre in cambio di qualcos’altro.

Saper giocare al gioco del potere non è soltanto utile per sopravvivere: diventa una fonte costante, persino eccitante, di gratificazione. In ogni caso vale il monito di R. W. Emerson:

«La natura non tollera niente, nei suoi regni, che non sappia mantenersi da sé».

(Titolo ispirato al film “Miss Sloane”, 2016, con Jessica Chastain.)

Commento: Ustica e il “potere oscuro”

Dalle ultime notizie sull’abbattimento del DC‑9 (27 giugno 1980) emergerebbe che un missile francese, lanciato dalla base di Solenzara, era diretto contro un MiG‑23 libico in volo di rientro dalla Jugoslavia. Intercettato da F‑14 statunitensi decollati dalla portaerei Saratoga, il MiG sarebbe stato costretto a virare verso la Calabria, scendendo di quota: la sua scia vorticosa avrebbe risucchiato il DC‑9, causandone la caduta. Il MiG fu ritrovato venti giorni dopo sulla Sila.
Colpisce la scelta di affidare il recupero del relitto alla società francese Ifremer, legata ai servizi di Parigi: perché proprio a loro?

Commento: l’elenco dei poteri invisibili di Pinuccio Tatarella

Il deputato ricordava così i poteri “forti” e invisibili, ostili al centro‑destra:

  • Corte costituzionale
  • CSM
  • Mediobanca
  • Servizi segreti
  • Massoneria
  • Opus Dei
  • Banca d’Italia
  • Gruppi editoriali con le loro intese
  • Grande industria privata

Un sistema che complotta senza mostrarsi, come l’invisibile per eccellenza: Enrico Cuccia, l’ideatore di Mediobanca.

Bibliografia

  • B. Tobagi, “Il caso Ustica”, la Repubblica, 4 settembre 2023.
  1. Sintesi di Il trasloco del potere di M. Cartabia e M. Ruotolo (in Potere e Costituzione, Giuffrè Francis Lefebvre, 2023); e di M. R. Ferrarese, Poteri nuovi (il Mulino, 2022).
  2. Sintesi di D. Di Cesare, Il complotto al potere (Einaudi, 2023).
  3. M. Veneziani, “La prima legge del potere”, Panorama, n. 40, 16 agosto 2023.
  4. Sintesi di T. Labruna, Mio padre, il capitano Labruna (2022).
  5. Sintesi di C. Magris, Segreti e no (Garzanti, 2021).
  6. [voce riservata per eventuale integrazione].
  7. R. Cociancich, articolo su il Riformista, 5 agosto 2023, a proposito di D. Ferrari, La ricreazione è finita (Sellerio, 2023).
  8. L. Manconi, “Il fondo oscuro del potere”, la Repubblica, 4 agosto 2023.
  9. E. Bruti Liberati, articolo su il Dubbio, 1 agosto 2023.
  10. G. D. Caiazza, “Caro dott. Bruti Liberati, come mai ‘i cani da guardia del potere’ non abbaiano mai al potere giudiziario?”, il Dubbio, 4 agosto 2023.
  11. “Nella premessa”, articolo su la Verità, 28 agosto 2023.
  12. M. Putrino, “Giochi di potere”, Medium, https://medium.com/@ItPutrino/giochi-di-potere-927e02ced751.